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25 luglio, 2018

Ocean Sampling Day, un check-up completo per la salute dei nostri oceani

Dalle coste del Pacifico a quelle dell’Atlantico, in più di 200 siti differenti, il 21 giugno, solstizio d’estate, sono stati raccolti diversi campioni di acqua in tutto il mondo per dare una fotografia globale della salute dei nostri oceani. L’Ocean Sampling Day (OSD) è nato su iniziativa del progetto Micro B3 (Marine Microbial Biodiversity, Bioinformatics, Biotechnology) guidato da Frank Oliver Glöckner, della tedesca Jacobs University Bremen, e finanziato dall'Unione Europea per sviluppare approcci innovativi per studiare la biodiversità marina. Obiettivo del grande test globale è quello di cercare gli inquinanti, come sostanze chimiche e microplastiche, e di analizzare la composizione delle acque per ottenere informazioni su biodiversità marina e impatto dei cambiamenti climatici.

Quest’anno toccherà all’Istituto di biologia marina di Creta (IMBCC) analizzare i vari campioni raccolti nel mondo e realizzare un sunto finale e globale in grado di darci dati importanti su quella che è la situazione ambientale oceanica odierna. Particolare attenzione, anche questa volta, sarà riservata ai batteri, che, oltre a determinare la balneabilità delle acque, hanno la particolarità di evolversi rapidamente per adattarsi ai mutamenti (e sono uno dei problemi emergenti collegati ai cambiamenti climatici), studiarli quindi permetterà di ricavare informazioni essenziali sull’ambiente circostante. Inoltre, per la prima volta, oltre all’analisi delle informazioni di base sulle caratteristiche delle acque si analizzeranno anche organismi più grandi come il plancton. L’analisi della biodiversità dei microrganismi marini sarà possibile con metodi innovativi di sequenziamento genetico massivo di tutto il DNA presente nei campioni. Ad inizio anno è stato infatti messo a punto, grazie alla spedizione internazionale “Tara Oceans” (svoltasi tra il 2009 ed il 2013 e guidata dal laboratorio europeo di biologia molecolare - EMBL), il più grande atlante del DNA degli oceani: comprendente circa 100 milioni di geni appartenenti a decine di migliaia di specie presenti nel plancton. Geni che in gran parte si attivano in maniera diversa a seconda della temperatura dell'acqua o della concentrazione dei nutrienti e che potrebbero diventare la base per ricerche sulla biologia e l’evoluzione nonché fornire nuove molecole interessanti per mettere a punto, ad esempio, nuovi farmaci e biocarburanti.

Tutti i 150 gruppi coinvolti nel progetto sono stati invitati a postare foto e notizie su Twitter con l’hashtags #osd2018, #oceansamplingday and #myosd. Anche l’Italia ha voluto dare il suo contributo raccogliendo campioni di acqua nel Golfo di Napoli, al largo di Ancona e nel golfo di Trieste. C’è grande curiosità ed in parte apprensione per i risultati di tali test, i primi risultati ad esempio sui campioni rilevati ad Ancona hanno già tristemente svelato che il 25-30% dei pesci e invertebrati analizzati nel mar Tirreno conteneva micro-particelle di plastica, percentuale simile a quella riscontrata nell’Adriatico. La presenza di microplastica è stata documentata in organismi marini appartenenti a specie diverse e con differenti abitudini alimentari, dalle planctoniche agli invertebrati, fino ai predatori. Proprio in queste ore, ad esempio, è stata soccorsa una tartaruga Caretta caretta del peso di oltre 90 kg ed una lunghezza complessiva di 1,5 metri nella acque a largo di Torre Faro nello stretto di Messina ritrovata con plastica nello stomaco e conseguente difficoltà nell’immersione. La plastica che inquina i mari e finisce all'interno di pesci e invertebrati rischia indubbiamente di entrare coì anche nella catena alimentare fino all’uomo. Il problema maggiore è inoltre la graduale trasformazione delle microplastiche in nanoplastiche, particelle ancora più piccole che se ingerite dai pesci possono trasferirsi nei tessuti ed essere quindi ingerite anche dall'uomo, con rischi per la salute ancora sconosciuti.

Il problema della salute degli oceani purtroppo però non si limita unicamente all’inquinamento da plastica ma anche alla perdita degli habitat naturali a causa delle attività dell’uomo come, ad esempio, la pesca a strascico che ara i fondali, sradica le praterie sommerse, distrugge i coralli ed in conclusione estirpa la vita degli abissi. La sfida per il futuro quindi è anche recuperare questi spazi sommersi e restaurare quegli habitat distrutti, come si farebbe con una cittadina distrutta dopo un terremoto.

Sempre legati alla salute degli oceani, i risultati pubblicati dal dossier Mare Monstrum 2018 di Legambiente (basato sul lavoro delle Forze dell'ordine e delle Capitanerie di porto) ci forniscono un’ulteriore fotografia della condizione del mare e delle coste del nostro Paese ed i dati non sono incoraggianti: nel 2017 sono state 17 mila le infrazioni contestate, oltre 46 al giorno, con un incremento rispetto all'anno precedente dell’8,5%. I reati più contestati sono quelli legati all'inquinamento delle acque e del suolo, derivanti da scarichi fognari fuorilegge, depuratori malfunzionanti o assenti, spandimenti di idrocarburi e contaminazioni del suolo: da soli raggiungono il 35,7% del totale delle infrazioni accertate. Seguono con il 27,7% la pesca illegale, quindi il cemento abusivo, con il 19,5%, e infine le infrazioni al codice della navigazione della nautica da diporto, che valgono il 17,1%.

L’evento globale dell’Ocean Sampling Day vuole essere così un invito ad essere più rispettosi dell’oceano, oltre che un modo per capire dove le specie marine sono a rischio e hanno bisogno di maggiore protezione. Con la plastica arrivata ormai fino in Antartide, come hanno dimostrato importanti video di denuncia, un check-up completo della salute dei nostri oceani è quindi oggi fondamentale.

Alberto Azario