1608 Alberto Azario Articoli
3 settembre, 2018

Operazione spiaggia pulita, ossia quando anche l’economia premia l’ambiente

É notizia di qualche giorno fa il progetto di Raffaele, 23 anni, che ha deciso di girare per le spiagge della sua Ischia per parlare dell’impatto dell’uomo sull’ambiente. Nulla di strano a parte il fatto che la particolare barca utilizzata per questo viaggio sia stata totalmente costruita assemblando le bottiglie di plastica utilizzate dal giovane videomaker durante l’anno passato. Seicento bottiglie, conservate una per una per raccontare al mondo che la plastica è una minaccia. Un progetto semplice, quanto originale, per farci ragionare su quanta plastica consumiamo. E comprendere che la logica dei rifiuti zero non è un’opportunità, ma quasi un obbligo.

Stimare il valore reale delle nostre risorse ambientali al fine di promuovere cambiamenti favorevoli per l’ambiente senza sovraccaricare la crescita economica è uno dei puzzle più impegnativi e complessi da risolvere oggi. Ci aveva provato nel 1981 il presidente americano Ronald Reagan quando, attraverso un’ordinanza esecutiva, alle diverse agenzie federali ordinò la valutazione dei costi e benefici di ogni futura proposta di governo di un certo livello, e, nella maggior parte dei casi, di adottarla solo se i benefici per la società avessero superato le spese. L’analisi costi-benefici ebbe molto successo e fu utilizzata anche dalle amministrazioni successive nonostante porti ad analizzare benefici non “prezzati” in un tipico ambito di mercato. Mai prima si era pensato quanto fosse importante garantire ai cittadini acqua potabile più sana o minori esposizioni ad agenti inquinanti. Ed invece i risultati di queste analisi ci hanno dato un chiaro esempio di quanto importante sia, anche per l’economia oltre che per l’ambiente, mantenere un buon rapporto con la Terra: le attività all’aria aperta, per il Bureau of Economic Analysis degli Stati Uniti, sono valutate, infatti, 373 miliardi di dollari annui per l’economia. Il 2% del prodotto interno lordo, più dell’agricoltura e dell’industria estrattiva e delle materie prime, quasi il contributo economico della difesa.

Insomma in un ambiente più salubre i cittadini ed i turisti in generale sono più propensi a viaggiare, spendere ed effettuare attività. Non sorprende quindi che oggi in Italia le strade delle nostre città d’arte o le periferie colme di rifiuti possano portare un danno incalcolabile all’immagine del nostro Paese. Vedere poi gli stessi turisti fotografare con i loro smartphone questi cumuli di rifiuti lascia a noi l’amaro in bocca ed a loro il ricordo di un Paese bello come il nostro ma, troppo spesso, tremendamente trascurato da amministrazioni, incuria e mancanza di senso civile.

Di tutti quei milioni di persone che si dirigono fuori città in estate, sia in giornata verso un lago nei dintorni, sia per fare un viaggio lungo un mese, immagino che nessuno di loro vorrebbe trovarsi in una spiaggia cosparsa di aghi di siringhe, bottiglie di plastica e reti da pesca abbandonate. Pulire i rifiuti marini è però costoso, e difficile per le comunità recuperare i costi, specialmente per ciò che riguarda le spiagge libere con accesso gratuito. Da recenti ricerche per stimare l’aumento della spesa in termini di viaggi e tempo impiegato dalle persone per evitare spazzatura e rifiuti si evince che i visitatori di queste spiagge sarebbero stati d’accordo nel sostenere costi aggiuntivi maggiori a fronte di trovarsi in spiagge più pulite. Molti amministratori e comunità locali proprio da stime come questa calcolano quanto denaro questo tipo di attività aggiunge alle economie locali tramite le rimesse dirette, e così i villeggianti pagano i redditi dei lavoratori coinvolti prenotando le loro stanze d’albergo, e la stessa spesa finanzia anche gli investimenti locali tramite le tasse pagate dagli alberghi stessi. Ci si trova in un circolo dove ogni parte è collegata a quella successiva ed ovviamente l’ambiente è uno degli aspetti che più deve essere considerato. Le decisioni sulle destinazioni ricreative fanno così vedere il valore che le persone attribuiscono all’ambiente in sé: più servizi e più opportunità vengono offerte e più si è disposti a spostarsi anche per molti km in cerca della location migliore. Se ad esempio un’alta percentuale di batteri pericolosi ha fatto chiudere una spiaggia che si stava pensando di visitare, sicuramente ci si sposterà fino ad una spiaggia più lontana, ma con il mare pulito. Nel caso invece di disastri ambientali su vasta scala, come fu quello nel Golfo del Messico nel 2010 per la fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma Deepwater Horizon di British Petroleum, molti turisti si sono trovati probabilmente a cancellare in toto le loro vacanze. Un evento di questo tipo ha così causato un calo del 9% nei viaggi verso la Florida nordoccidentale, causando una perdita economica totale da $ 252 milioni a $ 332 milioni in tutta la Florida e negli immediati dintorni. Prima di questi eventi era normale pensare che l’ambiente fosse a disposizione dei concessionari delle spiagge, o magari delle aziende impegnate nel recupero di combustibili fossili, tanto per citarne qualcuno. Ed invece è chiaro ormai che l’ambiente è un bene troppo grande per essere di qualcuno. Dare un prezzo alle risorse naturali oggi ha incoraggiato anche gli stessi amministratori a riconoscere la finitezza del capitale naturale ed una stima di tale valore rende possibile usare il potere dei mercati per progettare politiche e regole che avvantaggino tutti proprio perché l’ambiente è di tutti, e la sua salvaguardia deve essere una delle nostre priorità. Non solo perché si presenta come un bene anche economico ma soprattutto perché è il mondo in cui viviamo.

Alberto Azario