2505 Alberto Azario Articoli
9 aprile, 2019

Idrogeno dalla Plastica: nasce così il carburante del futuro?

L’enorme quantità di rifiuti di plastica che produciamo ogni giorno è uno dei maggiori problemi ambientali che ci troviamo a dover affrontare nel nostro tempo. Per questo, in questi anni, in tutto il mondo, innovatori e scienziati hanno cercato nuove soluzioni di riciclo e non solo che rispondessero all’emergenza. Notizia di questi giorni è stato l’accordo siglato tra Eni e Corepla, che si occupa in Italia della raccolta, del riciclo e del recupero degli imballaggi in plastica, per avviare progetti di ricerca destinati a produrre idrogeno dai rifiuti di imballaggi in plastica non riciclabili. Non solo in Italia, infatti, ma anche nel resto del mondo si stanno studiando e cercando utilizzi alternativi per quelli che sono i rifiuti plastici al fine di sviluppare un virtuoso e innovativo processo di economia circolare e massimizzare l’avvio a recupero. Tramite la raccolta differenziata gli imballaggi di plastica sono stati, fino ad oggi, avviati al riciclo per essere reimpiegati, prevalentemente attraverso la trasformazione in scaglie e granuli, per poi divenire nuova materia prima. Nasce così un insieme di imballaggi post-consumo costituito da plastiche eterogenee, che prende il nome di plasmix, che non può, però, essere ulteriormente riciclato e finisce così per essere destinato quasi totalmente al recupero energetico ed in piccola parte in discarica. Gli studi avviati dalle grandi aziende puntano ad invertire però la consuetudine esistente, proprio il plasmix, infatti, sarà l’oggetto di studio del gruppo di lavoro che si è costituito grazie all’accordo, il cui obiettivo è quello di avviarlo a recupero e trasformarlo in una nuova materia prima, nel caso specifico biocarburanti di alta qualità e idrogeno dalla plastica appunto. Anche l’Italia, quindi, vuole dire la sua, anche se al momento nessun dettaglio tecnico è stato fornito su come effettivamente procedere per giungere alla nascita di queste nuove materie prime.

Con il settore dei rifiuti polimerici tanti altri gruppi di studio internazionali si stanno confrontando da anni. A settembre 2018, ad esempio, un gruppo di scienziati della Swansea University ha reso noto di aver testato il reforming solare delle materie plastiche come mezzo per trasformare gli scarti in gas idrogeno. Semplificando molto la tecnica utilizzata, si tratta di aggiungere ai polimeri un materiale che assorbe la luce, di metterlo in soluzione e di esporlo ai raggi solari per trasformare quelle molecole in altre molecole. In questo modo, le particelle della plastica hanno subito una trasformazione in altre molecole tra cui quelle di idrogeno. Nell’esperimento britannico, infatti, il team di chimici ha degradato acido polilattico, PET e poliuretano impiegando sole, una soluzione acquosa alcalina ed economici punti quantici (nanostrutture di un semiconduttore) in solfuro di Cadmio. Una tecnica particolare che, oltre alla particolarità importante di non richiedere che i rifiuti siano puliti prima di essere trattati, funziona inoltre a pressione ed a temperatura ambiente, generando idrogeno puro e convertendo il polimero di scarto in prodotti organici come formato, acetato e piruvato. Un progetto questo che promette di funzionare e che, inoltre, ha il suo punto di forza proprio nel fatto di non essere molto esigente, ma anzi in grado di eliminare ogni tipo di spreco. Questo processo sarebbe, invece, anche più economico rispetto a quelli comunemente adottati per il riciclo dei rifiuti plastici: secondo quanto riporta The Balance Small Business, oggi ci vogliono circa 4.000 dollari per riciclare una tonnellata di buste di plastica. Il lavoro necessita ancora di alcuni anni per essere testato su scala industriale, ma in un futuro non lontano si può immaginare come l’idrogeno prodotto possa venire utilizzato per alimentare le auto di nuova generazione, completamente ecologiche.

Ogni anno moltissima plastica, pari a miliardi di tonnellate, viene usata e buttata e di questa solo una minima parte viene, purtroppo, riciclata per tanti e svariati motivi. Riferendosi poi al plamix nel solo 2017 i numeri presentati da Corepla parlano di circa 470mila tonnellate per imballaggi misti che ad oggi, considerando la frazione estranea vera e propria,  non trovano ancora sbocchi nel mercato del riciclo. Grazie alla ricerca ed alle tecnologie sviluppate si sta cercando, però, di sviluppare un percorso strategico di applicazione dei principi base dell’economia circolare e dell’attività produttiva: in un futuro non troppo lontano i rifiuti di plastica potrebbero così finire davvero per essere utilizzati per fare il pieno alle macchine ad idrogeno. Stazioni di rifornimento che in futuro, secondo gli esperti, saranno in grado di distribuire anche elettrico, gas ed idrogeno. Quest’ultimo carburante ecologico sta attirando sempre di più l’attenzione degli studiosi, manca però, almeno in Italia, ancora la volontà politica di aprire a questo settore e di conseguenza  disporre importanti investimenti a riguardo. Ed invece l’idrogeno oggi, a differenza dell'elettrico, si adatterebbe sia alle lunghe distanze sia al trasporto pesante, per questo servirebbero punti di rifornimento almeno ogni 200 km in particolare sulla direttrice adriatica e tirrenica, mentre al momento l’unico distributore, anche se mai attivato, ma potenzialmente funzionante, si trova a Roma, zona Magliana Nord sulla via di Fiumicino. Se per magia tutte le auto, le moto, gli autobus e i camion che circolano in Italia andassero a energia rinnovabile, i risparmi si potrebbero calcolare intorno ai 100 milioni di tonnellate di CO2 annue. Quando tutta l’energia per fare il pieno sarà pulita, proveniente solo da fonti rinnovabili, potremo davvero affermare di aver realizzato la rivoluzione della mobilità. Gli studi sul settore fanno, al momento, ben sperare ma vanno comunque sempre tenute in considerazione le non poche difficoltà ed insidie che spesso si presentano nel passaggio alla vera e propria industrializzazione del processo. Nel caso in cui però si riuscisse effettivamente ad ottenere a livello industriale idrogeno attraverso il processo descritto senza effetti nocivi sarebbe indubbiamente un buon passo avanti in termini di economia circolare, permettendo nel contempo l’eliminazione di rifiuti in materiale plastico e l’ottenimento di un combustibile per autotrazione assolutamente non inquinante non solo nella fase di combustione ma anche in quella di produzione

Alberto Azario