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18 aprile, 2019

Acqua: l’esempio di Singapore per ricordarci il valore di questo bene prezioso

Nel 1992 l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha deciso di dedicare al più celebre tra gli elementi terrestri un’intera giornata: quella del 22 marzo. In quella data si celebra, ormai da diversi anni, la giornata mondiale dell’acqua, il bene più prezioso per la nostra vita, ma troppe volte sottostimato. L’acqua è, infatti, un bene fondamentale ed estremamente delicato; una risorsa al centro della vita sulla terra, ma che sempre più spesso – e soprattutto in zone del mondo già compromesse dal punto di vista dell’accesso ai beni primari - risulta inquinata o difficilmente reperibile. Proprio per questo l’Onu ha deciso che il tema della Giornata Mondiale dell’Acqua 2019 è “Water for all: leaving no one behind”. Acqua per tutti, non lasciando indietro nessuno. È un auspicio per il futuro, ma soprattutto un obiettivo che va perseguito già   nel presente. Ma perché c'è bisogno di una Giornata Mondiale dell'Acqua? Perché i dati sulle risorse idriche del pianeta sono sconfortanti: l'allarme che l'ONU ha lanciato nel 2018 parla di un crescente fabbisogno d'acqua, per cui la domanda globale di acqua corrente aumenta al ritmo costante dell'1% all'anno, al punto che fra 30 anni potremmo aver bisogno del 30% di acqua in più, in un mondo che ne dispone sempre meno. A quel punto l’acqua potrebbe diventare una risorsa scarsa per circa 5 miliardi di persone.

Un bene primario di cui ci sarà sempre maggiore richiesta, un diritto troppo spesso violato: l'acqua è fondamentale sia per il benessere economico, sia sociale, ma è proprio ai paesi più poveri che viene venduta a caro prezzo, mentre i paesi più ricchi hanno maggiore facilità di accesso (il 94% di Europa e Nordamerica è coperto da servizi idrici gestiti in sicurezza, la cifra in Africa si abbassa al 24%). Più di due miliardi di persone vivono così in paesi sottoposti a livelli elevati di stress idrico, definizione con cui intendiamo “il rapporto tra i prelievi totali annui di acqua dolce dei principali settori dell’economia, incluse le necessità idriche ambientali, e il totale delle risorse rinnovabili di acqua dolce, espresso in percentuale”. Alla richiesta di maggior acqua potabile per il Pianeta va di pari passo il tema, anch’esso preoccupante, dell’inquinamento delle falde acquifere a causa degli scarichi industriali. Tema che, fortunatamente, è entrato recentemente anche nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile con l’obiettivo di diminuire l’utilizzo di sostanze chimiche nelle acque reflue. Nella stessa Agenda si parla, inoltre, del diritto di base all’accesso all’acqua pulita ed a servizi igienico-sanitari adeguati, prerogative indispensabili per appianare le esistenti disuguaglianze socio-economiche. Dati alla mano, nel 2015 oltre 2,1 miliardi di persone, il 29% della popolazione globale, ancora non aveva accesso a servizi di fornitura di acqua potabile gestiti in sicurezza, mentre 844 milioni di persone erano escluse da servizi di base di fornitura dell'acqua potabile. Sono poi almeno 159 milioni al mondo le persone che bevono acqua, senza filtri alcuni, direttamente dalla fonte, come fiumi o laghi, mettendosi così nella condizione di incorrere in malattie e infezioni gravi, come colera, diarrea, epatiti o dissenteria. Tanto è vero che nelle zone di conflitto sono più i bambini uccisi da un’acqua non sicura che da proiettili, (come spiega ad esempio il rapporto "Water Under Fire”). Va ricordato ancora una volta, quindi, che il diritto all’acqua potabile non è temporaneo, non può essere revocato e non è soggetto all'approvazione degli Stati: deve poter essere garantito a tutti senza distinzioni in quanto fondamentale per sostenere la salute delle persone e garantire la loro dignità di esseri umani. Tra cambiamenti climatici, povertà e cattiva gestione, l’acqua, elemento semplice quanto prezioso, è un bene che dobbiamo imparare a preservare. Nonostante la superficie terrestre sia ricoperta al 70% di acqua quella a disposizione è pochissima. A fare i conti precisi ci ha così provato l’Economist rivelando che il 70% fa riferimento al mare, che comprende il 97,5% di tutta l’acqua sul pianeta. Questa è acqua salata. L'1,75% di quella presente sulla Terra è ghiacciata. Di fatto dunque, scrive il settimanale inglese, il mondo può contare solo sullo 0,75% dell'acqua dolce disponibile che proviene dalle falde. Con questa percentuale e con l’aumento mondiale di richiesta di acqua potabile risulta, quindi, che, già entro il 2030, settecento milioni di persone in tutto il mondo potrebbero essere i nuovi profughi provocati dalla drastica mancanza d’acqua.

Ma non tutto è negativo ed anzi proprio certe realtà vanno prese oggi come esempio. Realtà come quella di una piccola isola senza sorgenti, con riserve idriche limitate, una popolazione in rapida crescita e un’economia in espansione: Singapore. La città-stato ha saputo in poco tempo diventare, anche per essere meno dipendente dalla Malesia suo unico fornitore di acqua, un leader globale nella tecnologia di riciclo e conservazione dell’acqua. Singapore potrebbe insegnare oggi ad altri Paesi ad evitare le perdite idriche attraverso l’uso dei big data,  o ispirare gli stessi grazie alla sua iniziativa rivoluzionaria NEWater la quale, ripulendo le acque reflue e applicando ulteriori processi di trattamento (come microfiltrazione, osmosi inversa e disinfezione con ultravioletti), punta a rendere disponibile nuova acqua potabile, nonché riutilizzabile nelle industrie. Singapore risulta essere un Paese piccolo, ma dalla grande intraprendenza, nel quale la scelta di riciclare le acque di scarico è stata tanto audace quanto necessaria. Il tema della conservazione è destinato a diventare via via centrale anche in numerose altre parti del mondo. Ma il know-how tecnologico da solo non è sufficiente per alimentare una rivoluzione nel settore dell’acqua: occorrono, infatti, anche l’investimento di capitali e le modifiche nelle abitudini dei consumatori. Nonché, infine, la garanzia che la sicurezza e la conservazione dell’acqua diventino saldamente punti fondamentali nell’agenda politica e legislativa dei nostri Paesi.

Alberto Azario