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26 aprile, 2019

Utilizzo delle risorse boschive: legno eccellenza d’Italia nell’economia circolare

Le attività dell'uomo (e l'uso di energia/materia ad esse connesso) provocano rilevanti emissioni di CO2 e di altri gas che incrementano l'effetto serra naturale, determinando alla fine un riscaldamento climatico globale. Almeno in parte oggi esiste una soluzione, accanto alla riduzione delle emissioni: lo storico Protocollo di Kyoto individua, infatti, l’assorbimento forestale di gas serra quale strategia utile per il contrasto al cambiamento climatico. Tutto nasce dalla volontà dei vari organismi profit e non-profit, amministrazioni locali e anche singoli cittadini, di “azzerare” o diminuire la propria impronta ecologica attraverso la riduzione e la compensazione delle emissioni di cui sono responsabili. Compensazione (si utilizza qui in maniera più precisa il termine “Carbon Off-set”) che si ottiene grazie all’adozione di nuove tecniche o tecnologie produttive e/o colturali rispetto alle tecniche produttive e/o colturali precedentemente adottate, e/o per l’assorbimento a opera di formazioni forestali con progetti di forestazione e riduzione della deforestazione e degradazione delle foreste. La misura e la gestione delle proprie emissioni rappresenta, inoltre, per imprese e aziende, un fattore sempre più importante di distinzione e competitività nonché un investimento spesso in “green marketing” per il miglioramento della propria immagine in un mercato sempre più attento alle problematiche legate al cambiamento climatico. Se da una parte, quindi, si tende oggi a “compensare,” dall’altra parte è direttamente il riciclo l’altro modo in cui si affronta il tema importante dell’utilizzo delle risorse boschive. Ai più potrà, infatti, sembrare strano, ma dalla cassetta di legno per la frutta alla cucina di casa o dal pallet al mobile della camera, il passo è breve. Tutto ciò avviene nel ciclo economico del recupero del legno, un esempio virtuoso di quella che ormai tutti conoscono come “economia circolare”. Tutto questo è possibile grazie ad una filiera basata sul riciclo e sul recupero del legno post consumo, che in Italia ha il suo punto di riferimento nel Consorzio Rilegno (composto da 400 piattaforme di raccolta, 14 impianti di riciclo e 4.400 Comuni convenzionati) capace ogni anno di recuperare e avviare a riciclo circa 2 milioni di tonnellate di legno da imballaggi (cassette per la frutta, pallet, casse, bobine per cavi, ecc.) e dalla raccolta differenziata urbana.

In un recente studio intitolato “Il sistema circolare della filiera legno per una nuova economia” i ricercatori del Politecnico di Milano hanno analizzato i diversi attori economici che lavorano in Italia in questo importante settore delineando un quadro promettente e che ha tutte le carte in regola per portare grandi risultati in termini economici e occupazionali, anche in futuro, se le politiche lo supporteranno a dovere , magari con interventi importanti sulla fiscalità che incentivino realmente le imprese al cambiamento. Nel nostro Paese, diversamente da quanto accade in Europa, dove il legno post consumo viene prevalentemente bruciato per produrre energia, esso viene da noi riciclato e riutilizzato, consentendo di produrre pannelli per l’arredo senza bisogno di consumare legno vergine. Si risparmia così sia l’uso di foreste nostrane, sia un consumo di CO2 di circa 1 milione di tonnellate, circa il 2% della CO2 prodotta complessivamente in Italia. Anche il settore del legno d’arredo, dal punto di vista della eco-sostenibilità, risulta ben avviato. Le aziende di settore orientandosi verso prodotti maggiormente eco-compatibili, hanno imparato ad utilizzare materiali riciclati, riciclabili e con minore impatto ambientale; migliorando allo stesso tempo la qualità del lavoro grazie all’utilizzo di energie rinnovabili e recuperando gli scarti da lavorazione. Questo ha permesso alla nostra filiera di essere la prima al mondo per percentuali di riciclo con oltre il 95% del legno raccolto che viene riciclato e riutilizzato, ad esempio, per creare nuovi pannelli totalmente costituiti da legno recuperato. Questo porta, potenzialmente, un albero a sopravvivere, un imballaggio in meno a finire in discarica e completa correttamente il ciclo economico della filiera del legno-arredo, una delle più all’avanguardia, tra i settori manifatturieri italiani e tra le filiere del legno arredo europee, sul tema dell’economia circolare, che ha proprio nel recupero e nel riciclo i suoi assi portanti. Un effetto ambientale importante, accompagnato dalla capacità di creare sviluppo e occupazione. L’impatto economico sulla produzione nazionale delle attività della filiera del recupero del legno post consumo è stimabile, infatti, secondo il rapporto del Politecnico, in circa 1,4 miliardi di euro, mentre il contributo sull’occupazione è di quasi 6 mila posti di lavoro complessivamente sostenuti in Italia. Il quadro che esce dallo studio sul settore è un esempio di come una filiera del legno correttamente gestita possa veramente appartenere al genere delle «politiche e azioni win-win», quelle dove tutti i giocatori vincono e, cioè, dove le «soluzioni meno invasive nei confronti dell’ambiente siano anche quelle economicamente più sostenibili», non a caso la ricerca si intitola proprio «Il sistema circolare della filiera legno per una nuova economia».

In poco più di 20 anni il sistema del recupero e del riciclo del legno ha creato una ‘nuova’ economia che ha prodotto risultati importanti: oltre l’85 per cento del legno riciclato viene oggi trasformato, infatti, in pannelli truciolari e in pdf, assorbiti 65 volte su cento dall’industria del mobile. E poi c’è l’edilizia, sempre di più, poiché con la pasta di legno derivante dal riciclo si fanno anche blocchi in legno-cemento per le costruzioni, E c’è la pasta chemimeccanica per l’industria cartaria, e c’è il compost. Solo una parte residuale, come già detto, viene destinata alla «produzione di energia», percentuale che in molti degli altri Paesi europei è letteralmente rovesciata e che, almeno in questo settore, colloca l’Italia tra i Paesi più virtuosi. Anche nel nostro Paese, fino a qualche anno fa, gli incentivi premiavano maggiormente chi gli scarti del legno li mandava in una fornace piuttosto che in una piattaforma di riciclo. L’Unione europea, dove, vale la pena ricordarlo, due terzi dell’energia rinnovabile che si produce si basa sulla combustione di legno ed altri tipi di biomassa, considera ancora il legno da ardere una “fonte rinnovabile”. Peccato che, almeno da come viene evidenziato secondo uno studio pubblicato sempre lo scorso anno dalla European climate foundation, «bruciare il legno delle foreste nei forni e nelle centrali elettriche produce emissioni di gas serra superiori a quelle prodotte dai combustibili fossili». Ben venga allora, per una volta da noi prima che altrove, la tendenza italiana a seguire principalmente la strada del recupero e del riciclo.

Alberto Azario